Musumeci deluso da Conte. Le insicurezze della Sicilia sul Dpcm

Redazione
Musumeci deluso da Conte. Le insicurezze della Sicilia sul Dpcm

Musumeci deluso da Conte. Le insicurezze della Sicilia sul Dpcm. Le prime «perplessità» arrivano da subito, proprio quando dal Palazzo dei Normanni di Palermo, il Presidente Nello Musumeci si collega alla videoconferenza e in anteprima ascolta le scelte del Governo sulla fase 2.

Ed è già a questo punto – con ministri, altri governatori e sindaci ad ascoltare – che il presidente della Regione esprime il suo punto di vista. A partire dall’idea che, secondo lui, l’uso delle mascherine all’aperto dovrebbe essere obbligatorio. «Non soltanto per una questione di protezione del contagio, ma anche per un valore simbolico, per far capire a tutti i cittadini che l’emergenza non è ancora finita».

Più il premier illustra e più Musumeci storce il naso per misure che sembrano contraddittorie e paralizzanti per alcune categorie ma continua ad ascoltare le parole di Conte e la sua sensazione diventa ancora più negativa su come sarà la fine del lockdown.

«Sono deluso, molto deluso», confessa a La Sicilia. Confermando, certo, il dissenso per il mancato obbligo delle mascherine in versione outdoor. Ma aggiungendo, con una certa mestizia, anche il rammarico per «le tante contraddizioni» nel piano del governo nazionale. Una su tutte: «Che senso ha autorizzare i funerali con fino a un massimo di 15 partecipanti e continuare a proibire l’accesso ai cimiteri? È assurdo». Una delusione che, su questo aspetto, ha molto di intimo: «Al cimitero si va da soli, con un fiore in mano e lo spirito mesto, per andare a trovare i propri cari defunti. Allora perché posso partecipare a un funerale con limite di partecipanti e non posso andare a pregare sulla tomba di mio figlio».

Una considerazione comunque di buon senso, che magari troverà d’accordo molti siciliani. Come magari su un’altra delle critiche che Musumeci rivolge alle misure nazionali: «È sbagliato rinviare a giugno la riapertura delle piccole botteghe, come quelle di parrucchieri e barbieri. Sarebbe bastato autorizzarli con l’obbligo di ricevere un massimo due clienti al giorno, tutti per appuntamento. Non credo si formerebbero assembramenti, e sarebbe un modo, per migliaia di attività, di ripartire, seppur a scartamento ridotto, per poter almeno pagare l’affitto delle botteghe».

Un altro elemento di perplessità, rispetto al decreto del presidente del Consiglio, è l’autorizzazione all’apertura degli esercizi di somministrazione di cibi e bevande, ma con modalità solo da asporto: davanti a bar e ristoranti si creeranno lunghe code, difficili da disciplinare.

A proposito di disciplina: Musumeci, famoso a livello nazionale per la richiesta di impiegare l’Esercito per controllare gli accessi in Sicilia, ieri ha lanciato al premier la proposta di autorizzare i sindaci a utilizzare dei volontari over 65 per la sorveglianza di parchi, giardini e aree pubbliche all’aperto, sul modello già utilizzato, ad esempio, da molti comuni per gli ausiliari al traffico nei pressi delle scuole.

Musumeci si sente le mani legate. «Noi governatori ci aspettavamo un quadro di misure generali all’interno del quale ognuno potesse adottare delle iniziative specifiche in base alle diversità, soprattutto del quadro epidemiologico oltre che delle esigenze economiche e produttive, di ogni singola Regione».

E invece Conte ha servito un menu completo. «È chiaro che adesso noi governatori ci confronteremo. E proporrò subito al collega Bonaccini, presidente della Conferenza delle Regioni, un documento da inviare a Conte per chiedere alcune variazioni».

Fra le iniziative sollecitate da Musumeci, infatti, ci sono «un iter accelerato per pagare alle imprese i crediti che vantano con la pubblica amministrazione», ma anche «l’estensione del “modello Ponte Morandi” per le opere pubbliche nell’Isola per i prossimi due anni», un «forte investimento su pulizia di fiumi e torrenti e attività preventiva antincendio» e soprattutto «misure ad hoc in un tavolo specifico per rilanciare il turismo, nella regione che a oggi è la più sicura d’Italia».

Vanessa Miceli

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