Terremoto in provincia de L’Aquila, sciame sismico imprevedibile

Redazione
Terremoto in provincia de L’Aquila, sciame sismico imprevedibile

Sono almeno 70 le scosse che si sono registrate dopo il terremoto di magnitudo 4.4 che ha colpito il territorio al confine tra Lazio e Abruzzo ieri. L’ultima c’è stata questa mattina alle 11.43 di magnitudo 2.6. Alessandro Amato, dirigente di ricerca dell’Ingv: “Sciame sismico imprevedibile. Faglia diversa rispetto a quella di Amatrice, ma stesso meccanismo di movimento. Avvertita lontano perché più profonda”.

Dopo il terremoto di magnitudo 4.4 registrato ieri a Balsorano, in provincia de L’Aquila e al confine tra Lazio e Abruzzo, si sono verificate almeno una settantina di nuove scosse nelle notte e fino a questa mattina. A confermarlo a Fanpage.it è stato Alessandro Amato, dirigente di ricerca dell’Ingv, l’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia.

La dichiarazione di Amato

“Dopo il sisma di maggiore intensità, la replica più forte è stata la scossa di magnitudo 3.5 poco dopo la mezzanotte, mentre le altre, che pure sono state segnalate a decine, non hanno raggiunto magnitudo 2 e quindi sono risultate impercettibili alla popolazione”. L’ultima scossa in ordine temporale è stata avvertita oggi, venerdì 8 novembre, alle ore 11.43 sempre con epicentro Balsorano: la magnitudo è stata di 2.6 e ad una profondità di 13 chilometri. Si tratta, dunque, di uno sciame sismico che è cominciato già da qualche giorno e la cui evoluzione è imprevedibile.

Ancora Amato

“Gli sciami come questo possono cominciare con delle scosse più piccole e poi proseguire con eventi più forti nel giro di ore o di giorni, per poi diminuire o aumentare di nuovo. È una loro caratteristica questa variazione nel tempo che le rende particolarmente imprevedibili. Diversamente da sequenze che iniziano con una scossa principale e hanno poi un decadimento nel numero e nella magnitudo nei giorni successivi. In questo caso, tutto è cominciato con terremoti di debole intensità, seguiti da una scossa più forte, quella registrata ieri sera alle 18:30. E ora stiamo assistendo ad altre piccole repliche che non sappiamo quanto dureranno. Sicuramente ce ne saranno nei prossimi, ma è impossibile dare stime di quante ce ne saranno e di quale intensità”.

E’ una faglia diversa rispetto a quella del 2016

La scossa di terremoto che sta facendo tremare la zona al confine tra Abruzzo e Lazio, tuttavia, non ha nulla a che vedere con il sisma di Amatrice del 2016 e con quello de L’Aquila del 2009. “Che siano sistemi di faglie diversi è ormai abbastanza chiaro perché sono distanti e non hanno un collegamento diretto – ha spiegato ancora l’esperto dell’Ingv -. Tuttavia, hanno delle caratteristiche simili rispetto al tipo di movimento e quindi del meccanismo di generazione del terremoto. Noi le chiamiamo faglie dirette, che rispondono allo stesso processo di estensione dell’Appennino e che quindi fanno allargare la crosta terrestre. Questi ultimi con epicentro a Balsorano sono più profondi rispetto a quelli registrati ad esempio ad Amatrice, qui siamo sui 14 chilometri e in genere più sono profondi più è grande la zona di risentimento”. Ciò spiega, dunque, perché il sisma di ieri è stato avvertito fino a Roma e addirittura alle province di Caserta e Napoli. La situazione, comunque, resta sotto controllo: “Noi monitoriamo l’evoluzione di questa sequenza che al momento è confinata in pochissimi chilometri, è una zona molto piccola al confine tra Lazio e Abruzzo. Teniamo d’occhio se si possono verificare degli spostamenti su altre faglie che potrebbero in qualche modo dare una chiave di lettura diversa dei fenomeni”, ha concluso Amato. (Fonte Fanpage)

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