Eraclea: Antonio Manzini si toglie la vita nella sua azienda

Redazione
Eraclea: Antonio Manzini si toglie la vita nella sua azienda

Eraclea: Antonio Manzini si toglie la vita nella sua azienda. Eraclea, in provincia di Venezia, è rimasta completamente sconvolta dall’apprendere la notizia della tragedia che si è consumata giovedì sera e che ha toccato da vicino una famiglia molto nota e stimata, che da decenni gestisce una florida attività nel settore delle carni.

Antonio Manzini si è tolto la vita. Aveva 62 anni, ha compiuto il gesto estremo all’interno della sua azienda. Sarebbe stato uno dei figli, Davide, a scoprire il corpo senza vita del genitore.

Il fatto è accaduto durante il tradizionale falò della Befana nel veneziano

Il fatto è accaduto verso le 19 di giovedì, quando in tanti stavano vivendo il ritorno del tradizionale rito del panevin, ovvero l’accensione del falò dell’Epifania. Così avevano pensato di fare anche i Manzini, nei campi vicino alla sede operativa di via Toscanini.

A un certo punto Antonio Manzini si sarebbe allontanato, senza motivo. Non vedendolo più rientrare, il figlio lo ha cercato, trovandolo poco dopo all’interno dell’azienda privo di sensi.

Per lui non c’era, purtroppo, più nulla da fare. L’imprenditore si era tolto la vita utilizzando uno strumento di lavoro. Sul posto della tragedia sono intervenuti anche gli uomini dell’Arma dei carabinieri.

Roma: neonata morta in ospedale dopo 5 giorni di agonia

È morta all’ospedale Sant’Eugenio di Roma dopo atroci sofferenze. A ucciderla è stato un batterio killer, che l’ha fatta soffrire per 5 giorni, prima di strapparla definitivamente dalle braccia dei genitori.

Dopo lo choc, mamma e papà hanno fatto causa ai medici, che ritenevano colpevoli della morte della loro bambina. Ma l’inchiesta ha chiarito che il decesso non è da imputare ai sanitari.

Il caso

La vicenda risale all’autunno del 2020. La bambina è nata il 27 settembre al Sant’Eugenio. Un parto che sembra riuscito perfettamente, quando il ginecologo si rende conto che la piccola respira a fatica. Sottoposta ad analisi, è scoperta la presenza del batterio.

La bambina è assistita giorno e notte dai medici, che provano a tenerla in vita. I genitori sperano, ma il primo ottobre la piccola muore. Il dolore della famiglia si trasforma in rabbia. Scatta la denuncia, per i genitori la colpa della morte è dell’ospedale.

Dopo due anni e mezzo, il caso arriva alla conclusione. Gli specialisti incaricati dagli inquirenti, un medico legale, un neonatologo e un pediatra, stabiliscono che l’infezione che la mamma ha contratto non è presa in ospedale. I sanitari avrebbero fatto tutto ciò che era in loro potere, il decesso è colpa del fato.

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